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“Per decenni è sembrato che il mondo avesse imparato da tante guerre e fallimenti e si dirigesse lentamente verso varie forme di integrazione. Per esempio, si è sviluppato il sogno di un’Europa unita, capace di riconoscere radici comuni e di gioire per la diversità che la abita. Ricordiamo «la ferma convinzione dei Padri fondatori dell’Unione europea, i quali desideravano un futuro basato sulla capacità di lavorare insieme per superare le divisioni e per favorire la pace e la comunione fra tutti i popoli del continente». Ugualmente ha preso forza l’aspirazione ad un’integrazione latinoamericana e si è incominciato a fare alcuni passi. In altri Paesi e regioni vi sono stati tentativi di pacificazione e avvicinamenti che hanno portato frutti e altri che apparivano promettenti.
Ma la storia sta dando segni di un ritorno all’indietro. Si accendono conflitti anacronistici che si ritenevano superati, risorgono nazionalismi chiusi, esasperati, risentiti e aggressivi. In vari Paesi un’idea dell’unità del popolo e della nazione, impregnata di diverse ideologie, crea nuove forme di egoismo e di perdita del senso sociale mascherate da una presunta difesa degli interessi nazionali. E questo ci ricorda che «ogni generazione deve far proprie le lotte e le conquiste delle generazioni precedenti e condurle a mete ancora più alte. È il cammino. Il bene, come anche l’amore, la giustizia e la solidarietà, non si raggiungono una volta per sempre; vanno conquistati ogni giorno. Non è possibile accontentarsi di quello che si è già ottenuto nel passato e fermarsi, e goderlo come se tale situazione ci facesse ignorare che molti nostri fratelli soffrono ancora situazioni di ingiustizia che ci interpellano tutti».
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Queste sono parole tratte dall’ultima Enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco. Per quanto mi riguarda, al momento, migliore di qualsiasi economista.
Ed in questa analisi di contesto si sviluppano e crescono le nostre aziende.
Lo dico perché molto spesso, pur riconoscendo che siamo in un mondo globalizzato agiamo e pianifichiamo il futuro delle nostre imprese come se fossimo gli unici agenti in un mercato senza problemi.
Questo articolo, non vuole comunicare o insegnare nulla se non la consapevolezza di un bisogno o meglio di una necessità: Guardare oltre le mura delle nostre imprese, ascoltare i veri bisogni dell’umanità. Produrre e vendere cose per rendere la vita migliore a che ne ha bisogno.
Oggetti di lusso e super lusso? Armi da guerra? No.
Queste cose servono ad alimentare una condizione di povertà anche delle nostre imprese.
Prima di partire a pianificare il futuro ricordiamoci che occorre fare una attenta e profonda analisi del contesto mondiale, perché il locale ne è ormai pienamente coinvolto.
1 thought on “L’analisi del contesto, per una buona strategia.”
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