E’ facile immaginare un leader come il generale in battaglia o il capitano della nave oppure, l’amministratore delegato di successo di una grande impresa.
Mentre è molto difficile, anacronistico, immaginare un leader come un pastore che cura il suo gregge.
La leadership del pastore è speciale e diversa, se confrontata con quella del manager in carriera che ha come obiettivo la massimizzazione dell’interesse individuale e del profitto economico.
Il pastore pone questi obiettivi in secondo piano (anzi gli ignora) perché lui dedica energie alla cura delle sue pecore, vuole il bene di tutte le sue persone e soprattutto dedica tempo a quelle più fragili e malate, agli “scarti”.
La cultura di governo del pastore è la cultura del bene comune che vuol dire “non escludere nessuno”, perché ogni individuo è legato a tutti gli altri, e la perdita di una sola pecora equivale all’insuccesso generale.
Quale è invece la cultura di governo dei leader che vanno per la maggiore?
Se li osserviamo attentamente questi leader d’impresa curano la massimizzazione degli interessi economici e la loro cultura è tutta incentrata attorno all’efficienza. Certamente non si interessano degli “scarti”, anzi sono portati ad allontanare gli elementi meno produttivi per concentrarsi sui migliori e più meritevoli.
Invece, il leader che si comporta come un bravo pastore assiste gli anelli deboli, perché sa che da quelli dipendono la qualità e il buon svolgimento di tutto il suo lavoro, compreso il rendimento degli elementi più forti e soprattutto il suo successo.
Questa categoria di leader è dunque capace di “sprecare” tempo nella cura delle persone a lui affidate, di rallentare la marcia dell’intero gregge se una sola è in sofferenza; sa segnare il ritmo del cammino di tutti sulla base del passo dei più lenti.
Il pastore è un leader anti-meritocratico.
Noi lo immaginiamo come un perdente, perché non usa la logica del merito. Mentre la logica che guida la sua azione è quella del bisogno, che gli indica ordine, priorità e gerarchie di intervento.
Il collaboratore più robusto e performante, per questa categoria di leader, non ha più meriti di quello in difficoltà, debole e febbricitante, e anche se li avesse non sarebbe preferito per i suoi meriti; il debole assorbe più cura solo perché ha più bisogni del forte.
Ricordi la regola dell’anello debole?
La robustezza di una catena dipende dalla resistenza dell’anello più fragile, e quindi trascurarlo per concentrarsi sugli anelli più forti rende l’intero processo estremamente vulnerabile.
Questa è una vecchia regoletta molto semplice ma che spesso, anzi quasi sempre, è trascurata dai “business leader” che accecati dalla cultura dell’efficienza e della meritocrazia, porteranno le loro aziende nel baratro.
Ma se questo pericolo non dovesse risultare così preoccupante vorrei che questa categoria di leader si possa immaginare un giorno, bisognoso di cure, al Pronto Soccorso (laddove hanno imparato la cultura dell’efficienza, del profitto e della meritocrazia), e dopo essere stato visitato, sente dire dal medico di guardia: questo malato non merita di essere curato.
Auguri Leader.
Roberto Lorusso
Amministratore Unico
Duc in altum srl