Immaginate di addormentarvi su un morbido cuscino e nel bel mezzo dei vostri sogni iniziare a sentire la voce del capo che vi dà il buongiorno ricordandovi i vostri numerosissimi impegni della giornata.
Tutti storditi e ancora assonnati, dopo un caffè al volo, uscite di casa e nel bel mezzo della strada trovate un giovane corridore che, con il suo abbigliamento sportivo cappello e guanti, mentre fa stretching, ha il pollice posizionato sull’orecchio e il mignolo sulla bocca a mò di cornetta che usano i bambini per “telefonare” all’amico immaginario.
Abbastanza sbigottiti continuate il vostro percorso e 100 metri più avanti notate un altro strano soggetto con una vera a propria cornetta anni ’50 in mano, collegata però al suo cellulare di ultima generazione.
Non preoccupatevi, siete svegli.
Tutto questo esiste per davvero!
Si chiama Hi-fun. E’ un modo divertente e sicuramente ispirato attraverso cui fare impresa.
Sicuramente la maggior parte di voi starà pensando a qualche “strategia cinese” di fare impresa, ad un modo che premia la quantità e l’originalità a discapito della qualità.
Ma stavolta è diverso.
Strano ma vero l’idea è tutta italiana e proviene da un gruppo di 3 giovani milanesi che, partiti da un’esperienza comune sviluppata in Apple, hanno costruito la propria impresa e inventato il proprio modo di fare impresa.
Hi-fun contiene in sé due elementi:
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- la tecnologia già nota, studiata e sviluppata da una grande multinazionale e che quindi, analizzata in sé non apporta nessuna novità sul piano tecnico;
- il marketing, che invece è la leva attrattiva, che unisce quello che è funzionalità a quella che è estetica, creatività e motivo di attenzioni per l’acquirente e che si propone come nuovo modo di fare impresa.
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Dall’analisi del contesto attuale sarebbero facilmente deducibili i freni inibitori ad aprire un’ impresa in Italia, così anche come emerso dal report della Banca Mondiale “Doing business 2014”, in primis:
- tassazioni troppo elevate;
- eccesso di burocrazia.
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Se infatti da una parte ci sono giovani magari senza grandi competenze tecniche ma con grande entusiasmo, dall’altra c’è uno Stato che tassa, vincola e blocca.
La tassa più “brutta” da sostenere è sicuramente quella sulle risorse umane, motore caratterizzante di un modo di fare impresa sostenibile.
Diventa quindi imprescindibile focalizzare l’attenzione sulla soluzione anziché sul problema ed impegnarsi seriamente in una precisa pianificazione (scopri perché è importante farlo) dell’uso delle risorse, economiche ed umane.
Con l’improvvisazione si può dar vita ad un buono spettacolo di cabaret, ad una spettacolare performance ispirata dalla fantasia, ad un inaspettato successo sulle scie della creatività più genuina.
Per fare impresa in modo sostenibile e duraturo, non si può prescindere da una visione di lungo periodo da perseguire e sviluppare con metodo e disciplina; in sostanza è necessaria una pianificazione strategica di sviluppo dell’attività verso una meta caratterizzante.
Questo presuppone lo sviluppo e l’interesse per la creazione di un bene comune visto come “chiamata alle armi” che invogli quell’ancora cospicuo numero di idealisti-pensatori-imprenditori solitari, alla definizione di obiettivi e metodi di partecipazione attiva all’ impresa.
Un modo che, partendo dal forte credo nel progetto, troverà attuazione attraverso le diverse sinergie e caratteristiche personali che si andranno a implementare e sviluppare insieme.
Una maniera di fare impresa che si fa trend di un nuovo agire imprenditoriale ma anche opportunità per l’individuazione di partner di progetto.
Fare impresa è un’impresa!
Oggi si punta troppo alla crescita di obiettivi e profitti personali, trascurando quella che è invece la costruzione comune e condivisa di una pianificazione aziendale.
Se può spaventare una pianificazione a lungo termine in tempi come questi in cui tutto sembra fare coppia con la precarietà, non bisogna allontanarsi ad ogni modo dall’idea sempre valida che “volere è potere”.
Proprio, invece, una programmazione a lungo termine darà il via all’analisi di quelli che, da una parte sono gli obiettivi strategici a cui si intende dare attuazione come azienda, dall’altra a quelli a cui si tenderà come singoli.
Tutto questo una volta definito e chiaro, sarà motivo di sinergia e quindi di chiaro esempio di interazione tra azienda e uomo.
Così, sarà anche facile analizzare quelli che sono stati gli errori e i possibili limiti.
Non bisognerà però fermarsi troppo e considerargli unicamente come ostacoli ma come nuovi punti di partenza, nuovi stimoli per la costruzione di un nuovo modo di fare impresa che ripartirà anche da qui.
“Conoscere è il primo passo verso una soluzione”, direbbe Vittorio Arrigoni a proposito.
Comprendere e analizzare, correggere e migliorare sono le basi di un piano di sviluppo strategico sostenibile per il futuro della tua impresa.
L’esempio dei ragazzi milanesi deve incoraggiare a crederci, a credere che fare impresa non è una “cosa per pochi” ma riguarda la propensioni di ciascuno a credere nella grandezza e nella fattibilità dei propri sogni.
E’ quasi un atto eroico in questo periodo di crisi ma stare fermi non conviene a nessuno, in primis alla propria formazione e crescita personale.
“Se dovessi desiderare qualcosa, non desidererei ricchezza e potere, ma quell’ardente senso dell’ottenibile, quell’occhio che, perennemente giovane e entusiasta, vede il possibile. Il piacere delude, la possibilità mai”, per citare il filosofo danese Kierkegaard.
E quando la sera tornato a casa riporrai il tuo cellulare tra le braccia di un timido koala colorato (hi-Koalì per l’appunto) , magari per ascoltare una rilassante musica jazz dopo la quasi surreale giornata che avete affrontato, non pensate di essere davvero fuori di testa.
Magari è solo un alternativa per ricordarvi che la vita va presa con una giusta leggerezza e il giusto brio per ripartire con un nuovo entusiasmo di inventarsi e fare impresa.
Roberto Lorusso
Founder and Ceo Duc In Altum srl
1 thought on “Fare impresa…Che impresa!”
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